Dal decreto “Ucraina bis” un disincentivo all’export di rottami metallici verso Paesi non Ue
Recupero ed export dei rottami metallici
Le norme adottate dal governo con il decreto legge 21, cosiddetto decreto ‘Ucraina bis’, sono sempre più stringenti per disincentivare l’esportazione di rottami ferrosi dall’Italia. L’esecutivo punta a dare un giro di vite ai flussi di ferro riciclato verso Paesi al di fuori dell’Unione europea.
Fino al 31 luglio 2022, nello specifico, le imprese italiane o stabilite in Italia che intendono esportare, direttamente o indirettamente, fuori dall’Unione europea i rottami ferrosi hanno l’obbligo di notificare, almeno dieci giorni prima dell’avvio dell’operazione, al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero degli affari esteri una informativa completa dell’operazione. Chiunque non osservi l’obbligo rischia una sanzione amministrativa pecuniaria pari al 30 per cento del valore dell’operazione.
Effetti umanitari ma anche economici, come i fermi e rallentamenti della produzione che ormai non si contano più tra le imprese del comparto siderurgico, schiacciate oltre che dal peso dei rincari energetici anche dalle ripercussioni del conflitto sul mercato delle materie prime: i semilavorati in acciaio, provenienti dall’Ucraina, la ghisa, importata dalla Russia, ma anche e soprattutto i rottami in ferro, che in Italia arrivano un po’ dappertutto (prevalentemente dai Paesi dell’Ue) e il cui prezzo nelle ultime settimane è schizzato alle stelle trainato dalla domanda della Turchia, principale consumatore globale: oggi si sfiorano i 400 euro la tonnellata, ovvero il doppio del valore di mercato di un anno fa.
Rimasto a corto del rottame russo e ucraino (ancora a gennaio di quest’anno l’Ucraina era per la Turchia il principale fornitore di rottame) il colosso asiatico punta ora infatti a fare incetta sul mercato del Vecchio Continente, e la cosa rischia di far male all’acciaio italiano, che nel 2020 è stato prodotto per oltre l’80% in forni ad arco elettrico alimentati con oltre 20 milioni di tonnellate di rottame. Di queste, circa 5 vengono acquistate sul mercato dell’Ue mentre quasi tutto il resto proviene da riciclatori nazionali.
L’imperativo oggi è quello di tenere giù i costi di produzione per non spremere ulteriormente i già prosciugati bilanci delle imprese dell’acciaio, che già nelle scorse settimane avevano fatto appello al ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti per un giro di vite sull’export di rottame.
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Fonte: riciclanews.it
Foto principale: Pomili Demolizioni Speciali
Buongiorno. Vorrei sapere la possibilità di esportare una quantità di rottami di ferro fuori Europa .
Grazie / atef
Salve, la contatteremo quanto prima. Saluti cordiali.