Misure fiscali possono sostenere i posti di lavoro nella transizione ecologica!
Economia circolare, fiscalità ecologica e occupazione
Il passaggio a un’economia circolare, per avere effetti positivi sull’occupazione, richiede l’intervento di una “fiscalità ecologica”. Lo scrive sull’Huffington Post, a commento di una ricerca OCSE sulla transizione all’economia circolare, Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile e tra i protagonisti della maratona-web Green Deal per l’Italia del 25 giugno passato.
Il documento OCSE si intitola Labour market consequences of a transition to a circular economy, Paper n° 162 e nasce dall’analisi di 15 studi: vi sono ipotizzati e valutati 47 possibili scenari di attuazione della transizione. Distinti, ad esempio, per comparti di attività (classificati in base all’uso delle risorse) oppure per area geografica (in cui incide in misura diversa l’estrazione di materie prime vergini oppure il costo del lavoro).
Per quanto riguarda l’occupazione, secondo l’analisi OCSE la transizione ecologica comporterà:
- la riqualificazione di posti di lavoro esistenti all’interno di settori che stanno passando a un uso più efficiente e circolare delle risorse;
- la sostituzione di posti di lavoro in settori ad alto sfruttamento di risorse, con posti di lavoro (già in crescita) ove vi è un utilizzo circolare delle risorse;
- la creazione di lavoro nuovi nei settori della green economy;
- la perdita di lavoro in attività in riduzione, per esempio quelle estrattive;
e così via. Il cambiamento sarebbe importante e sostanziale, con tanti fattori sociali ed economici di cui tener conto!
Emerge inoltre che misure di fiscalità ecologica aiuterebbero la transizione ecologica e l’occupazione. Ad esempio una riduzione del prelievo fiscale sul lavoro e, in concomitanza, un incremento delle tasse sull’uso di materie prime vergini. Sarebbe un modo ottimo per creare crescita economica senza più corrispettiva crescita nello sfruttamento di materie prime. Scrive infatti Edo Ronchi:
“Il modello che prevede i migliori risultati – con un aumento del 7,2% dell’occupazione – è quello del Dynamix Research Group che prevede un graduale aumento del prelievo fiscale sui materiali – al 30% nel 2030 e fino al 200% al 2050 – e l’utilizzo delle risorse finanziarie così raccolte per ridurre significativamente il prelievo fiscale sul lavoro. Questo modello è quello che genererebbe anche una maggiore crescita del PIL in Europa – un più 5,2% – disaccoppiando la crescita economica dal consumo di materiali che, infatti, calerebbe di ben il 19% al 2050.”
Anche altri studi dedicati a un’economia carbon free avevano ipotizzato di usare le entrate della carbon tax per ridurre la tassazione sul lavoro.
Pomili Demolizioni Speciali srl, da 40 anni e 3 generazioni crea economia e occupazione prendendosi cura dell’ambiente: con fiducia aspettiamo che le soluzioni proposte dalla ricerca vengano adottate anche dai governi di tutte Europa. 😉
Fonte: Huffington Post | Foto: Sol su Unsplash
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