Il Paradosso delle Responsabilità nel Collasso Climatico.
Un breve riassunto della Cop28
La Cop28 è stata come la conferenza annuale sui cambiamenti climatici più grande di sempre, con oltre 70mila delegati. Il presidente della Cop28 è Sultan Al Jaber, Ministro dell’Industria e delle Tecnologie degli Emirati Arabi Uniti e Amministratore Delegato della compagnia petrolifera statale Abu Dhabi National Oil. Al Jaber ha più volte manifestato di essere favorevole a una maggiore espansione delle energie rinnovabili che però, nella sua visione, si accompagnano a un’altrettanta espansione, se non maggiore, delle energie fossili.
Dopo la conclusione della Cop28 di Dubai, prevale un sentimento di rammarico, nonostante la storica responsabilità dei combustibili fossili nel collasso climatico sia stata riconosciuta per la prima volta.
Ecco alcuni punti salienti della conferenza:
- l’accordo finale supporta la “transizione” dalle fonti fossili entro il 2050 anziché il “phase-out” (eliminazione) richiesto dalle Nazioni Unite e dagli attivisti; è stato anche criticato per contenere scappatoie che permettono ai produttori di combustibili fossili di continuare come prima, mancando di proteggere i diritti di coloro che subiscono i danni del cambiamento climatico;
- nonostante il consenso sull’accordo, alcuni Paesi hanno espresso riserve, la Bolivia ha dichiarato di essere vittima del neocolonialismo e ha chiesto un cambio di paradigma;
- emerge il paradosso in cui chi ha contribuito meno all’aumento delle temperature paga il prezzo più alto. I Paesi meno responsabili del cambiamento climatico sono spesso quelli più colpiti;
- gli impegni economici per affrontare l’emergenza climatica nei Paesi più poveri sono considerati insufficienti, e il rischio di tagli finanziari a istruzione, servizi pubblici e sanità è elevato;
- il controllo temporaneo del fondo Loss&Damage da parte della Banca Mondiale preoccupa, poiché storicamente è stata criticata per non essere inclusiva e contribuire al problema del debito;
- il rapporto dell’UNEP evidenzia l’aumento delle azioni legali (“climate litigation”) che spingono governi e aziende a migliorare il loro approccio ai cambiamenti climatici. In Italia, la Campagna Giudizio Universale ha citato in giudizio lo Stato per la sua inazione sulla crisi climatica
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Fonte: economiacircolare.com
Foto principale: UNclimatechange su Flickr
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