Le batterie dei veicoli elettrici possono essere destinate al riciclo: nuove prospettive per dare vita a una nuova filiera industriale
Riciclare le batterie dei veicoli elettrici: una grande opportunità
La direttiva 2006/66/CE prevede che dopo l’utilizzo le batterie dei veicoli elettrici possano essere destinate al riciclo. Questa normativa è un esempio lampante di economia circolare. Dopo l’impiego a bordo di auto, furgoni o altri mezzi, gli accumulatori vengono prima reimpiegati a second life per applicazioni stazionarie pubbliche o private (a supporto di reti elettriche e fonti rinnovabili) per poi venire avviati al riciclo per recuperare tutti i preziosi materiali che li compongono.
È quanto emerge dallo studio “Il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici @2050: scenari evolutivi e tecnologie abilitanti”, presentato il 10 marzo a Milano da Motus-E, Strategy& e Politecnico di Milano, che al 2050 stima fino a poco più di 6 miliardi di euro i ricavi generati in Europa dalla vendita delle seguenti materie riciclate:
- nichel,
- cobalto,
- litio.
È qui che l’Italia può inserirsi per dare vita a una nuova filiera industriale, forte di una conclamata esperienza trasversale nel riciclo. Considerando solo le batterie delle auto elettriche che si troveranno già sul territorio nazionale, e senza contare tutto l’indotto del comparto, i ricavi di questa attività si attesteranno nella Penisola tra i 400 e i 600 milioni di euro, con una vertiginosa prospettiva di aumento al naturale crescere del parco elettrico circolante, fino a stabilizzarsi a regime su valori esponenzialmente più elevati quando tutto il parco sarà a batteria. Inoltre il giro d’affari può espandersi ulteriormente, e più velocemente, anche importando accumulatori da riciclare dall’estero.
Complici i nuovi target UE sul contenuto minimo di materiali riciclati nelle batterie dei veicoli elettrici, al 2050 l’analisi stima circa 3,4 milioni di tonnellate di batterie a fine seconda vita pronte per essere riciclate in Europa, a fronte di una capacità di riciclo che non supera oggi le 80.000 ton/anno. Lo spazio per fare industria e creare nuovi posti di lavoro quindi è enorme.
Oltre a dare vita a un’articolata filiera tutta nuova, con tutti i benefici economici, occupazionali e ambientali collegati, riciclare queste batterie vuol dire anche rendersi più indipendenti sull’estrazione e la lavorazione delle relative materie prime, potendo fare leva su risorse presenti “in casa” e già raffinate, pronte per essere reimmesse nel processo produttivo. Il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso spiega:
“I risultati di questo studio sono l’esempio dell’approccio che come Paese dobbiamo avere nei confronti della transizione all’elettrico, le competenze ingegneristiche dell’Italia sono riconosciute in tutto il mondo, con le giuste politiche industriali possiamo metterle a frutto e diventare leader in molti ambiti della mobilità elettrica, come appunto il riciclo delle batterie. Si tratta di opportunità per rilanciare economia e occupazione che non possiamo regalare ad altri Paesi, ma bisogna essere veloci se vogliamo coglierle e sfruttarle appieno”.
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Fonte: Comunicato stampa cobat.it
Foto principale: Ricardo Gomez Angel su Unsplash
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