Il greenwashing è spesso difficile da riconoscere, ecco una breve guida per non cadere nella trappola dell’ecologismo di facciata
Attenzione ai termini! Guida per evitare il greenwashing
Pomili Demolizioni Speciali Srl è lieta di supportare Enciclopediambiente.com: primo dizionario online, liberamente fruibile, dedicato ad Ambiente, Economia Circolare, Transizione Ecologica. Anche per questo condividiamo le novità riguardanti un corretto utilizzo delle parole per promuove la propria azienda, anche in campo ambientale, contro un uso improprio di queste, cioè contro un “greenwashing“…
Greenwashing: che cos’è?
Quando aziende, istituzioni ed enti esaltano come ecosostenibili le proprie attività, mettendo in luce gli effetti positivi di alcune e allo stesso tempo evitando di menzionare l’impatto ambientale negativo di altre (o dell’impresa nel suo complesso) praticano il greenwashing, tecnica di comunicazione o di marketing che tenta di capitalizzare la crescente domanda di prodotti e comportamenti a basso impatto ambientale, accendendo i riflettori su azioni che in realtà non sono autentiche, ma promosse al solo scopo di mostrarsi più “sostenibili”.
Di seguito una lista di termini o modi di esprimersi da evitare basata sulla Green Guides della Federal Trade Commission (FTC) statunitense, nota anche come Guide for the user of environmental marketing claims e ripresa in parte da Greenbiz.com. Una breve guida utile sia per le aziende che non vogliono incappare in un greenwashing involontario sia per quei consumatori che vogliono vederci chiaro prima di acquistare un prodotto.
Green, ecologico e altri termini generici
“Verde”, “ecologico”, “rispettoso dell’ambiente”, “naturale”, “sostenibile” sono termini spesso utilizzati in modo troppo generico e quindi fuorviante.
L’agenzia disapprova le affermazioni riguardo un beneficio ambientale non ben specificato, anche perché definire qualcosa “eco-friendly” implica che non abbia alcun impatto negativo – affermazione che, viene da sé, non può essere vera per nessun prodotto – esorta quindi a qualificare queste affermazioni con benefici ambientali “chiari, evidenti e specifici”.
Compensazione delle emissioni di carbonio
Secondo la FTC, se l’azienda che si occupa della compensazione delle emissioni di anidride carbonica si avvale di metodi quantificabili e verificabili, allora questa informazione può essere utilizzata nel marketing. Tuttavia, è necessario che si dichiari anche entro quando saranno ridotte le emissioni, se ad esempio si prevede che non saranno ridotte prima di 1 o 2 anni.
Il greenwashing delle certificazioni
Per utilizzare una certificazione o un marchio di qualità che attiene alla sostenibilità ambientale nel marketing o sull’imballaggio, è necessario chiarire che legame c’è tra l’azienda e il gruppo che la sostiene, ad esempio se quest’ultima riceve fondi dall’azienda. Le affermazioni, esplicite o implicite, devono essere motivate; inoltre deve essere chiaro a quale ambito si riferisce la certificazione o il marchio in questione. Se ne dovrebbero esplicitare i i benefici ambientali o rimandare a un sito web per ottenere maggiori informazioni.
Prodotto con energia rinnovabile
Secondo la FTC, un’azienda che utilizza energia basata su combustibili fossili non dovrebbe fare questa dichiarazione a meno che non si abbiano i Certificati di Energia Rinnovabile (REC). Se la fabbrica funziona con il 40% di energia eolica, meglio dirlo chiaramente, invece di utilizzare un’affermazione generica come “realizzato con energia rinnovabile”, a meno che non sia vero per la maggior parte dei processi di produzione di un prodotto. Inoltre, se gli impianti funzionano effettivamente con energia eolica e solare, ma l’azienda vende i REC a terzi, non si dovrebbe dichiarare di utilizzare o “ospitare” energia rinnovabile.
A breve online la seconda parte della guida per non cadere nella trappola dell’ecologismo di facciata!
Fonte: economiacircolare.com
Foto principale: Tirachard Kumtanom su pexels
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