La produzione dei veicoli stenta a ripartire a causa della carenza dei chip semiconduttori
Mercato dell’auto gravato dalla mancanza dei chip
I produttori di automobili stanno vivendo un brusco risveglio dopo le speranze alimentate dalla ripresa economica, con la graduale uscita dalle restrizioni imposte dalla pandemia. Il mese di settembre non fa eccezione: le immatricolazioni in Italia sono state poco più di 105mila, il 32,7% in meno dello stesso mese del 2020. Quella di settembre è una caduta pesante che segue quella già fatta segnare ad agosto, con le immatricolazioni calate del 27,3%.
Le vendite della statunitense General Motors sono calate per la prima volta a settembre negli ultimi 4 trimestri. L’elenco degli stop alla produzione nelle ultime settimane è sterminato. Ford, Toyota, Subaru, VolksWagen, Renault: non c’è una sola Casa che non abbia interrotto o rallentato, anche a più riprese, le attività nei suoi stabilimenti. Gli impianti italiani di Stellantis dalla fine delle ferie estive non hanno praticamente mai ripreso le attività, e anche a ottobre ci si aspetta proseguano a singhiozzo. Secondo AlixPartners le perdite dell’intero settore nel 2021 supereranno i 100 miliardi di dollari.
La madre di tutte le cause dell’allarmante affondo del comparto è da rintracciare nella grave carenza di chip, oggi indispensabili per l’assemblaggio di veicoli. Secondo Deloitte nella produzione di un’auto, l’elettronica rappresenta oggi il 40% del valore di un veicolo. Una carenza che oggi mina fortemente la ripresa post-Covid di un comparto core dell’industria manifatturiera Ue. L’Automotive rappresenta infatti circa il 6% di tutta la forza lavoro europea e vale il 7% del Pil europeo.
I chip sono composti da semiconduttori, generalmente silicio, nei quali vengono poi innestati componenti elettroniche. Durante la pandemia, complici i lockdown e lo smart working, la domanda di elettronica di consumo è esplosa, con i principali fornitori di chip che hanno preferito concentrare la produzione tutta su pc, tablet e smartphone. Al riavvio delle attività economiche e con la ripresa della domanda globale, i chip sono tornati a essere fortemente richiesti dall’automotive, ma l’offerta da mesi non è in grado di soddisfare la domanda.
La crisi è destinata a prolungarsi per tutto il 2022 e non aiutano le politiche cinesi nell’estrazione di silicio (oggi il principale fornitore di chip in conto terzi è l’Asia, in particolare Taiwan), il semimetallo indispensabile per la fabbricazione di chip. Non si può parlare di una carenza vera e propria, dal momento che si tratta di un elemento più che abbondante, ma le decisioni di Pechino di rallentare l’estrazione del semiconduttore a causa di un’altra grave penuria, quella di energia elettrica, piazza un’altra mina lungo il percorso di stabilizzazione delle catene di fornitura.
Da 40 anni nel campo Automotive, Pomili Demolizioni Speciali srl rispetta tutti gli stringenti criteri sul conferimento, la demolizione e la radiazione di veicoli fuori uso (tra cui quelli previsti dal progetto ELV-U.N.R.A.E. Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) e da gennaio 2018 ha qualifica AVEI (Autodemolitore Veicoli Elettrici o ibridi) per la corretta gestione del fine vita dei veicoli elettrici o ibridi.
Fonte: Claudio Paudice su huffingtonpost.it
Foto principale: Infralist.com su Unsplash
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