Un rapporto Assoambiente riformula questioni e necessità che richiedono investimenti e normative
Infrastrutture per il ciclo dei rifiuti
In occasione della presentazione di Italia del Riciclo 2020 condividiamo il rapporto “Per una Strategia nazionale dei rifiuti – Seconda parte: la strategia mette le gambe” realizzato da Ref Ricerche per Fise Assoambiente, associazione delle imprese del settore. Nel momento che attraversiamo forse la gestione dei rifiuti può non sembrare una priorità, mentre si tratta, per i cittadini, di un servizio essenziale. Il momento più critico dell’emergenza sanitaria ce lo ha mostrato.
Cosa serve per una gestione ottimale dei rifiuti, in parole povere? Servono impianti che selezionino i rifiuti, che li recuperino o che li smaltiscano. E, per chiudere il cerchio, serve favorire l’accesso al mercato dei prodotti realizzati con materiali di riciclo. Eppure negli ultimi nove anni gli investimenti pubblici dedicati al ciclo dei rifiuti sono scesi di circa il 70%.
Al momento, in pochi anni l’Italia dovrebbe ricevere dall’Europa circa 200 miliardi di euro, quelli della Next generation Eu, programma per la ripresa post-pandemia. Secondo il presidente di Assoambiente Chicco Testa se si investono nella gestione dei rifiuti “privilegiando strumenti economici e incentivi/disincentivi” potrebbero più essere efficaci di fondi distribuiti a pioggia.
Investimenti, normative e infrastrutture per ottimizzare il ciclo dei rifiuti
Ma il report di Assoambiente evidenzia la necessità, prima ancora che dei fondi, di un quadro chiaro che metta a fuoco dove, sui territori, gli impianti sono più urgenti (e quali). Inoltre serve una normativa dettagliata che incentivi sui territori azioni in rete. Queste le proposte, secondo la pregevole sintesi di Luca Aterini su greenreport.it:
- ripensare la tassazione ambientale: abolire la tassa provinciale e l’addizionale per il mancato raggiungimento delle raccolte differenziate, aumentare il tributo speciale discarica e vincolarne il gettito al finanziamento degli impianti, in primis quelli del riciclo;
- un nuovo sistema di Responsabilità estesa del produttore (Epr) che assicuri la copertura integrale dei costi efficienti di gestione degli imballaggi, estenda la responsabilità anche a rifiuti oggi non coperti (ingombranti, tessili, giocattoli, ecc), liberando spazi nella tariffa che possono essere destinati a migliorare la qualità del servizio;
- introdurre i “Certificati del riciclo”, alla stregua dei “Certificati bianchi” che comprovano l’efficienza energetica: titoli negoziabili che attestano l’effettivo riciclo in Italia dei rifiuti e l’impiego di materie prime seconde al posto di quelle vergini. Le risorse ricavate dalla vendita di questi certificati andranno vincolate al sostegno dell’impiantistica nazionale, proteggendo l’industria dalle oscillazioni dei prezzi dei materiali e dell’export.
Un altro contributo che solo nuove normative possono dare all’economia circolare, inoltre, è il sostegno alla domanda di prodotti riciclati. Attraverso, ad esempio, l’introduzione di un quantitativo minimo di materiali riciclati nei prodotti, ma anche un’IVA minore per oggetti e merci che lo contengano, oppure il potenziamento degli acquisti green della Pubbliche Amministrazioni… Anche qui le proposte non mancano.
Aspettiamo con fiducia che le istituzioni le accolgano! Per una transizione ecologica sempre più urgente e necessaria. Nel frattempo noi di Pomili Demolizioni Speciali continuiamo quotidianamente a occuparci di rifiuti, di bonifiche e di riuso, perché la salute dei nostri territori è il nostro obiettivo.
Fonte: greenreport.it | Immagine: Nick Fewings su Unsplash
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