L’aumento del tasso di raccolta differenziata produce una riduzione dei rifiuti che dall’1,5% al 2%. Questi sono i dati di una ricerca (Recycling and waste generation: an estimate of the source reduction effect of recycling programs) condotta da 2 ragazzi dell’Università di Parma e di Milano sulla rivista “Ecological Economics”.

Secondo le stime nel 2017 in Italia si sono prodotti circa 489 kg di rifiuti urbani pro-capite, un dato in linea con la media europea. Quello che è drasticamente cambiato è il dato relativo alla percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani che negli ultimi 25 anni è passata dal 5% nel 1955, fino al 55,5% nel 2017. Risultato importante che va attribuito soprattutto agli sforzi politici condivisi.

Si è stimato la relazione fra la crescita del tasso di raccolta differenziata e la produzione di rifiuti con la scoperta che un aumento del tasso di raccolta differenziata del 10 per cento produce una riduzione nei rifiuti pro capite che varia tra l’1,5 per cento e il 2 per cento. Questo, su base nazionale, corrisponde a una riduzione di rifiuti pari a circa 500mila tonnellate, più o meno l’equivalente di quanto in media viene incenerito annualmente da tre impianti (dati riferiti all’Italia nel 2017).

Un altro importante dato che emerge dalla ricerca è che la riduzione dei rifiuti con la raccolta differenziata è maggiore perché viene realizzata attraverso programmi di raccolta “porta a porta”. Questo tipo di raccolta produce due effetti:

• L’aumento del tasso di raccolta differenziata (tra 8% e 14%)
• Una riduzione dei rifiuti del 4%

Il fatto che la raccolta “porta a porta” incrementi significativamente il tasso di raccolta differenziata sembra indicare un ruolo della socialità nell’influenzare i comportamenti virtuosi nella gestione dei rifiuti da parte dei singoli cittadini. Difatti questo tipo di raccolta (“porta a porta”) espone al giudizio degli altri, molto più di quanto non facciano altre modalità di raccolta.

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